A parte quelli che portano il nome di collaboratori specifici (Another 13, quelli di Colette), questa è l'unica fragranza di Le Labo che conosco che non porta il nome di un ingrediente, il che ha senso visto quanto sembra astratto, almeno per me. Baie 19 implica una baia d'acqua e mi fa pensare alla superficie immobile e riflettente di un freddo lago di montagna, con rive rocciose e muschiose sotto un cielo argentato. Piuttosto che la terra umida del petrichor, richiama le pietre umide. Si percepiscono ginepro minerale e medicinale e una combinazione di note metalliche, ozoniche, erbacee, verdi e sintetiche, quasi di lattice, e poi un po' di muschio terroso quando si stabilizza. È il mondo naturale con dettagli vividi, ma come se lo si vedesse in VR o in un sogno. È disorientante e magnetico, molto sottile ma continuamente sorprendente: "Cosa sto annusando?". Continuo a chiedermi. Immagino che questo sia l'odore di uno specchio se avesse un odore: il profumo sembra arrivare al mio naso come se venisse rifratto attraverso una lente, piegato o invertito, come i raggi di luce. A differenza di molti altri profumi per la pelle di tipo "molecolare", questo dura nel tempo, anche se non si proietta realmente. Mi incuriosisce molto. Forse la mia fragranza Le Labo preferita? Sicuramente una delle più strane. È costoso, ovviamente, e suggerisce anche uno stato d'animo che potrei voler vivere solo occasionalmente, quindi non è un acquisto facile. Per inciso, la prima volta che l'ho provato ho assaggiato anche Eremia, Tacit e Ouranon di Aesop, che credo puntino a un territorio simile: sobrio, meditativo, erbaceo, terroso, astratto... e dal prezzo eccessivo. Questi tre prodotti sono tutti interessanti e piacevoli a modo loro, ma se dovessi spendere più di 200 dollari per 50 ml, credo che Baie 19 sia più convincente.
@IamdrinkingBeer Oh Dio, credo che tu abbia ragione. Che imbarazzo! 😅 Però, imo, avrebbero dovuto chiamarlo "Genévrier", allora! Questo non evoca di certo i "frutti di bosco" in generale.
Baie 19 è un patchouli legnoso ozonico che celebra la giustapposizione di note terrose scure e ricche con note rinfrescanti e brillanti. Non è un profumo particolarmente complesso e risulta piuttosto sintetico, ma mi piace. La natura profonda e terrosa del patchouli verde è al centro della scena in questo profumo, che ricorda il suolo umido della foresta. Per contrastarlo, vaghi accordi ozonici illuminano l'aria intorno a voi per sollevare e rinfrescare il profilo del profumo, elevato dalla succosità pulita del ginepro. Il tutto è poi sostenuto e potenziato da una forte dose di ambroxan. Si tratta di un profilo olfattivo maschile pulito piuttosto semplicistico ma efficace. Non è particolarmente unico o memorabile, ma ha un buon profumo sul momento. Non ne comprerei un flacone per me, ma posso capire perché a qualcuno piaccia.
